Le indagini tecniche condotte sugli affreschi hanno consentito di appurare alcuni dati materiali molto importanti. La cappella della Maddalena segna una tappa importante negli sviluppi del linguaggio giottesco, in cui l’artista pone le premesse – soprattutto sotto il profilo cromatico e della stesura pittorica – per la vasta decorazione del transetto e delle vele della crociera della basilica inferiore di San Francesco. 22 G. Ragionieri, cat. 34 a-i) della santa omonima, nella basilica inferiore di San Francesco, su commissione di Teobaldo Pontano, vescovo di Assisi, i cui stemmi sono dipinti all’interno della cappella stessa. Il pittore fiorentino fu affiancato nel far ciò da altre notevoli personalità artistiche dell’epoca: in primo luogo dallo scultore Nicola Pisano, che anzi conseguì per primo il recupero della naturalezza espressiva, riallacciandosi in maniera più marcata e letterale all’arte antica. Tra il 1302 e il 1303 Giotto partì da Rimini per recarsi a Padova, chiamatovi probabilmente dai francescani per lavorare ad affresco nella loro chiesa. In ogni caso, il dato più rilevante consiste nel forte spessore emotivo della narrazione, di taglio ‘moderno’, che sembra preludere alla Commedia dantesca. Pertanto, ammettendo che gli affreschi della cappella di San Nicola – o, per essere più precisi, le ridotte porzioni di autografia giottesca in essi riscontrabili – siano databili indicativamente al volgere del secolo, il fondamentale, fruttuoso soggiorno riminese dovrebbe cadere nel biennio 1300-1302. 17, in Giotto e il Trecento, cit. La maggior parte delle attestazioni documentarie si riferisce alla decorazione delle varie cappelle della reggia di Castel Nuovo, condotta dalla squadra al tempo stesso affiatata ed eterogenea che dovette essere attiva nella capitale angioina sotto la direzione del maestro fiorentino. 4 L. Bellosi, cat. Un’ulteriore indicazione spaziale di grande rilievo fornita ampiamente per la prima volta a Padova consiste nel presentare in scorcio prospettico le aureole delle figure viste di profilo. Se si considera questa straordinaria celebrità, certificata anche da una lunga serie d’imprese artistiche, tutte di grande rilievo, desta ancora più meraviglia la quasi totale assenza di opere sicuramente databili. ; Scopri la biografia e l’arte di Giotto attraverso il video a lui dedicato. 170-177. 609-622. 37 A. Tartuferi, cat. 39-45; A. Tartuferi, cat. 68), collocato sull’altare della cappella omonima affrescata da Taddeo Gaddi, l’erede fiorentino ufficiale del grande maestro. 6 -- Giotto e la nascita della pittura occidentale -- Francesca Flores d'Arcais Video completo disponibile su https://www.eduflix.it L'affresco nella cappella degli Scrovegni è uno dei più rappresentativi dell'opera di Giotto. 11-12, 16-17. Storia e restauro, a cura di M. Scudieri, Venezia 1992; e inoltre: M. Boskovits, Il Crocifisso di Giotto della chiesa di Ognissanti: riflessioni dopo il restauro, in L’officina di Giotto. 75-87. 49 a-c), giudicati da qualcuno come «amorfi», le qualità disegnative, plastiche e, soprattutto, la concezione della spazialità, non sono per nulla inferiori a quelle riscontrabili nelle contigue Storie dell’infanzia di Cristo. Le analisi tecniche condotte hanno accertato che in origine le tavole si trovavano una accanto all’altra, formando un gradino di oltre tre metri di lunghezza. alla nota 4, pp. L’analisi tecnica della sequenza degli intonaci ha dimostrato che le Storie dell’infanzia di Cristo (cat. Questi ultimi sembrano richiamare alla mente gli attori del teatro classico per la solennità dell’impostazione e la capacità sublime di restituire in pittura gli stati d’animo. 34 e), caratterizzata da una tenerezza pittorica che prelude a Giottino. Nell’elemento laterale a sinistra di chi guarda sono dipinti san Giacomo Maggiore e san Paolo, con un Profeta nel tondo superiore, in quello a destra sant’Andrea e san Giovanni Evangelista con il bastone coronato dalla croce. Dall’8 dicembre 1328 fino al 1333 una serie di documenti registra ogni anno la presenza di Giotto a Napoli, al servizio di Roberto d’Angiò, che lo nomina «suo familiare» secondo una consuetudine invalsa anche per altri artisti in precedenza. Non mancano tuttavia figure di struggente umanità, quale ad esempio la celebre fantesca intenta a filare sotto la scala nella scena con l’Annuncio a sant’Anna (cat. 24 Sul Polittico di Santa Reparata, cfr. Dalle Storie di Isacco (cat. Nell’unico elemento superstite della predella sono raffigurati i santi Stefano, Luca e Giacomo Minore. 29), anch’esso conservato nei Musei Civici, l’esemplare di dimensioni più ridotte fra quelli realizzati dall’artista e arrivati fino a noi16. La Dormitio Virginis (cat. Giotto è documentato ancora a Firenze il 12 dicembre 1335, quindi è verosimile che abbia raggiunto Milano entro la fine dell’anno, oppure all’inizio del 1336. 39 a-c), menzionati anch’essi dal Ghiberti e dalle fonti prevasariane come opera di Giotto, che oggi ritengo possano riferirsi alla consacrazione dell’altare maggiore avvenuta nel 131012. 160-161. 171-172. alla nota 1, II, pp. Del tutto insostenibile risulta peraltro il riferimento a Giotto per gli affreschi superstiti della cappella di San Pasquale Baylón nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma, che spettano invece ad un nobile artista romano situabile sul piano stilistico fra Torriti e Pietro Cavallini8. Su questo punto, tuttavia, nutro da tempo una sostanziale perplessità, poiché il rapporto di desunzione diretta della miniatura dalla cimasa della croce giottesca appare tutt’altro che indiscutibile. Sulla splendida Croce dipinta di Ognissanti e per la sua collocazione all’interno del percorso giottesco non si può che rinviare all’ultimo, fondamentale contributo di Miklós Boskovits più volte citato, affiancandosi a lui nel rimarcare che essa costituisce un precedente immediato degli affreschi del transetto destro e delle vele della chiesa inferiore di San Francesco di Assisi26. Per quanto riguarda la tecnica pittorica, bisogna rimarcare che la stesura rispetto ad Assisi appare molto più accurata, morbida e fusa. M. Boskovits, cat. Gli affreschi sono riferiti al pittore da Villani, Ghiberti e Vasari, che ricorda il celebre Ritratto di Dante dipintovi da Giotto. 34 c, g), rivelano una straordinaria sapienza compositiva. 72 b), canonizzato nel 1317, che fornisce un termine post quem per gli affreschi. 23 Sui murali Peruzzi si vedano: A. Monciatti, La cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, in Medioevo: i committenti, Atti del Convegno internazionale di studi (Parma 2010), a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2011, pp. Gli affreschi superstiti della basilica del Santo di Padova assumono particolare importanza poiché risultano intermedi fra la decorazione della cappella di San Nicola nella basilica inferiore di Assisi e quella della cappella dell’Arena a Padova. 19 M. Boskovits, Il Crocifisso di Giotto, cit. GIOTTO E LA NASCITA DELLA PITTURA OCCIDENTALE GIOVEDI’ 22 OTTOBRE 2015 Il Gruppo Ali Piemonte e Valle d’Aosta propone un appuntamento dedicato a Giotto condotto dalla dottoressa Marzia Capannolo - storico dell’arte. alla nota 4, pp. Il Ghiberti afferma: «Le prime storie sono nello edificio il quale da lui fu edificato, del campanile di sancta Reparata, furono di sua mano scolpite e disegnate; nella mia età vidi provedimenti di sua mano di dette istorie egregiissimamente disegnati». 12, in Giotto e il Trecento, cit. Nello scomparto centrale della predella, la Madonna col Bambino in trono fra due angeli e i santi Pietro e Giacomo Maggiore; in ognuno dei due pannelli laterali sono raffigurati cinque Apostoli. 69 a) nel coro delle monache della basilica di Santa Chiara – un brano sicuramente autografo del pittore –, cui si possono accostare anche gli stalli prospettici (cat. Mi domando, quindi, se non si debba prendere in considerazione l’ipotesi suggestiva che le due tavolette siano da ricollegare a un’impresa di questo stupendo e inafferrabile protagonista del Trecento italiano, che certamente fu vicino alla bottega giottesca a partire dall’esecuzione degli affreschi del transetto destro e delle vele della chiesa inferiore di San Francesco in Assisi: potrebbe trattarsi, quindi, della testimonianza preziosa di una fase di minore incisività disegnativa e di maggiore fusione e sensibilità pittorica del Maestro di Figline33. In essi prevale semmai un tono narrativo più moderno, che potremmo definire da ‘commedia’, adatto a rappresentare le vicende del poverello di Assisi, che i pellegrini di allora percepivano come di grande attualità e moderne, mentre nelle Storie dell’infanzia di Cristo domina, com’è naturale, un timbro narrativo elegiaco e simbolico. Secondo ipotesi recenti, è possibile che appena terminato il soggiorno napoletano Giotto abbia trovato tempo e modo per recarsi a Bologna intorno al 1333-1334, chiamatovi dal legato pontificio, il cardinale Bertrando del Poggetto, per dipingere ad affresco la cappella all’interno del Castello di Galliera, completamente distrutto nel 1334, dopo la partenza del cardinale francese, a eccezione della chiesa, che ancora si poteva ammirare al principio del Quattrocento. 31-51. 7) già nella chiesa di San Giorgio alla Costa, presentano analogie non meno stringenti con le Storie di san Francesco di Assisi. Il frammento recuperato verso la metà degli anni Ottanta del secolo scorso nei Laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze radica in area fiorentina la più antica attività giottesca, che inoltre si riflette intensamente nelle opere dei suoi più antichi interpreti-seguaci: il Maestro di Varlungo e il Maestro della Santa Cecilia2. L’attribuzione all’artista fiorentino, già affermata dalle fonti (Vasari; Fra Ludovico da Pietralunga) e accolta in genere dalla vecchia storiografia, è stata progressivamente accantonata dalla maggior parte degli studiosi a partire dall’inizio del Novecento, ma anche in seguito alla riconsiderazione critica dell’arte di Giotto nel suo complesso derivata dalla mostra fiorentina del 2000, con particolare riferimento al concetto della produzione di bottega, l’inserimento della vasta decorazione nel catalogo del maestro appare senza dubbio maggiormente accreditato. Ciò è attestato in maniera evidente dal bel Crocifisso (cat. 1, in Giotto e il suo tempo, cit. 16 Per la Croce di Padova e la bibliografia relativa si veda A. Tartuferi, cat. 13-14, 22-23. considerato uno dei padri della pittura italiana. I murali Peruzzi furono scialbati nella seconda metà del XVIII secolo, ma fino al Cinquecento furono una delle opere più ammirate e studiate di Giotto, come dimostrano i disegni che da essi trassero Masaccio e Michelangelo Buonarroti. In ogni caso, la parentesi fiorentina dopo il soggiorno padovano dovette essere abbastanza breve poiché, secondo un noto documento del 1309, il pittore assisano Palmerino di Guido – ora identificato perlopiù con il cosiddetto Maestro Espressionista di Santa Chiara – restituisce un prestito in nome di Giotto, evidentemente ormai assente dalla città umbra, che tuttavia doveva aver lasciato da poco21. Tra gli aspetti basilari del linguaggio giottesco occorre includere pertanto la sintesi culturale del tutto inedita fra l’arte antica e l’arte assai vitale e sfaccettata del tardo Duecento, arricchita inoltre da apporti fondamentali derivanti dalla cultura gotica francese3. 18, in Giotto e il Trecento, cit. La stupenda Crocifissione (cat. Ho già avuto occasione di sottolineare come rispetto alla bruciante attualità delle Storie di san Francesco ad Assisi, le scene fiorentine sembrino ‘senza tempo’, come bloccate in un irripetibile equilibrio fra un astratto naturalismo metafisico e una solenne semplicità quotidiana, che nei brani più alti si rivelano quasi un preludio ideale a certe atmosfere di Piero della Francesca. 85-88. Per lunghissimo tempo è stata considerata valida l’idea della sostanziale prossimità cronologica degli affreschi della contigua cappella Bardi, dove Giotto ripropone in estrema sintesi la storia di san Francesco d’Assisi, che invece è oggi perlopiù accantonata, come vedremo più avanti. 19 j-w; cat. Bellissima la figura di Santa Chiara (cat. Anche la data di nascita è incerta, ma il 1267 appare ancora oggi il termine cronologico più accreditato per l’avvio dell’avventura umana di Giotto di Bondone, poiché lo scrittore fiorentino Antonio Pucci, nel suo Centiloquio (1775), afferma che l’artista morì nel 1336 – in stile fiorentino, che corrisponde al 1337 in stile moderno –, all’età di settant’anni. 35 c) in uno dei tondi della volta, oppure la scena con Maddalena portata in cielo dagli angeli (cat. A. Tartuferi, cat. %���� 31) della chiesa di San Felice in Piazza a Firenze, per lunghissimo tempo incomprensibilmente misconosciuto e trascurato dalla critica. Giotto: la nascita del linguaggio figurativo moderno dell'Occidente Angelo Tartuferi -I classici della pittura (2014 Febbraio 06, 2021. giotto e la prospettiva. Tra esse figurano ancora alcuni degli artisti di spicco che lavoravano già da tempo alla decorazione, probabilmente agli ordini di Cimabue, quali i cosiddetti Maestro della Cattura e Maestro della Pentecoste – che deriva la sua denominazione convenzionale dall’affresco di tale soggetto nella controfacciata della chiesa – cui spettano anche parte della Volta dei Dottori (cat. 52, 61, nota 27; sull’opera si veda ora la scheda di D. Steel in Florence at the Dawn of the Renaissance. Si ritiene che la faccia anteriore, destinata a essere rivolta verso la navata della basilica, sia quella che presenta al centro san Pietro in cattedra tra due angeli, san Giorgio con il cardinal Stefaneschi e un altro santo papa (Celestino V? Nel quadro della polemica fra Roma e Firenze sul primato del rinnovamento della pittura italiana, gli affreschi sono stati riferiti nel tempo ad anonimi maestri romani, oppure allo stesso Pietro Cavallini, con datazioni molto più tarde del vero. Questa datazione sembrerebbe attagliarsi molto bene al timbro maggiormente trecentesco della decorazione nel suo complesso rispetto al linguaggio solenne e arcaico del polittico fiorentino, ma non ai brani autografi di Giotto, perfettamente allineati a esso sul piano dello stile. La storia della pittura si svolge dalla preistoria al mondo contemporaneo e comprende raffigurazioni eseguite con varie tecniche modificandosi in base alla funzione dell'arte nel suo contesto storico e culturale. Le icone medioevali di Roma e del Lazio del Fondo Edifici di Culto, a cura di G. Leone, catalogo della mostra, Roma 2012; M. Boskovits, Giotto a Roma, in «Arte cristiana», LXXXVIII, 2000, pp. Rappresentano il percorso del settimo giorno (quello che sta tra la nascita della Chiesa e il Giudizio Universale). Così come era accaduto con la Croce di Santa Maria Novella, anche la Maestà di Ognissanti rappresentò per gli artisti fiorentini dell’epoca e fino al Trecento inoltrato un modello imprescindibile. 158-159, dove tuttavia si attribuisce a Giorgio Bonsanti un’opinione in merito alla collocazione cronologica dell’opera non corrispondente al vero, errore del quale sono lieto di poter fare ammenda in questa sede. 607-617; C. Frosinini, Giotto “svelato”: la cappella Peruzzi di Giotto alla luce dell’illuminazione in ultravioletto riflesso, ibid., pp. Nel 1957 la cuspide centrale del polittico fu identificata da Federico Zeri con il frammento raffigurante l’Apparizione del Padre Eterno (cat. 171-180. Con Giotto si ha l’inizio della vera Pittura Italiana, poiché nel 1200 la pittura ufficiale in suolo italiano era quella di origine Bizantina, di tipo statico e assai ripetitiva. <> E le ragioni del suo successo incontrastato attraverso i secoli appaiono in sostanza le stesse che erano alla base degli apprezzamenti entusiasti delle fonti letterarie della sua epoca. Negli zoccoli di base sono dipinte a monocromo quattordici figure dei Vizi (cat. Il 12 aprile 1334 il Comune di Firenze nomina Giotto capomastro dell’Opera del Duomo e responsabile delle fortificazioni a difesa della città. stream La nuova visione giottesca si diffuse con straordinaria rapidità a cavallo fra Due e Trecento in quasi tutta la penisola, giungendo ad influenzare in maniera decisiva persino le fortissime personalità artistiche che erano state attentamente considerate dallo stesso Giotto negli anni cruciali della sua formazione: da Arnolfo di Cambio a Duccio di Buoninsegna, da Giovanni Pisano a Pietro Cavallini. alla nota 1, II, pp. Studi e Restauro, a cura di M. Ciatti, C. Frosinini, Firenze 1995; A. Tartuferi, cat. Il grande architetto e scultore Arnolfo di Cambio si mosse invece in stretta contiguità culturale e linguistica con il caposcuola fiorentino, al punto tale che un filone degli studi ha addirittura proposto di sostituirlo tout-court a lui nel ruolo di primo rinnovatore dell’arte italiana sul finire del Duecento, sostenendone perfino un’improbabile, e soprattutto del tutto infondata, attività nel campo della pittura. 389-437. 130-132; Id., cat. Se il riconoscimento dell’autografia giottesca è stato sempre fuori discussione, non altrettanto può dirsi per la collocazione cronologica, a supporto della quale esiste un unico punto di riferimento certo: la presenza sulla parete di fondo di san Ludovico di Tolosa (cat. Dal punto di vista dello stile, il rimando più stringente agli affreschi padovani si coglie senza dubbio nel san Giovanni dolente della tabella destra. A una fase immediatamente seguente sembra spettare la piccola Madonna col Bambino (cat. Nell’ottobre del 1320, nel gennaio del 1322 e tra il 1325 e l’anno seguente Giotto è documentato a Firenze. 35-42; C. D’Alberto, cat. alla nota 1, I, pp. Come è stato riconosciuto ormai molti anni or sono da Boskovits, la vetrata fu disegnata e in parte anche dipinta da Giotto in persona. 15 a-b), purtroppo abrasi e quasi illeggibili, mentre ben più importanti si rivelano i vasti brani pittorici superstiti nella sala capitolare della stessa basilica, la cui decorazione è stata attribuita a Giotto dallo scrittore Michele Savonarola verso la metà del Quattrocento. Grazie alla rilevazione completa della sovrapposizione degli intonaci corrispondenti alle ‘giornate’ di lavoro, si è potuto stabilire ad esempio che la prima storia del ciclo, raffigurante L’omaggio di un uomo semplice a san Francesco (cat. Il fratello Donato è invece menzionato esplicitamente come pittore nel 1347 nel Libro dei creditori del Monte Comune. Sul piano dello stile, l’opera si colloca nella linea di sviluppo dei temi formali proposti nel Polittico Stefaneschi, in maniera particolare per il gusto solenne e raffinato, caratterizzato dalla stesura brillante del colore. Considerazioni analoghe dovrebbero valere in maniera particolare nel caso delle bellissime vele nella volta della crociera. Tra le personalità artistiche riconoscibili concretamente emerge quella del cosiddetto Maestro di Giovanni Barrile – così denominato per la decorazione dell’omonima cappella nella chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli –, uno dei maggiori esponenti della pittura trecentesca nell’Italia meridionale, cui si deve tra l’altro il bel Crocifisso del Duomo di Teano, che riesce a coniugare la saldezza volumetrica e d’impianto spaziale appresa da Giotto, con il gusto narrativo e coloristico derivante da Simone Martini. Ben più importante e, soprattutto, incommensurabile appare l’eredità ideale del grande pittore, che difficilmente può essere attribuita a un artista in particolare. In questa raffinata impresa pittorica del maestro – relegata incredibilmente in passato al rango di lavoro di scuola – si avverte ancora molto forte il legame con gli affreschi della cappella degli Scrovegni, sebbene il linguaggio stilistico risulti più ampio e dilatato sul piano dell’impostazione complessiva e, soprattutto, più brillante e raffinato dal punto di vista cromatico. alla nota 4, pp. GIOTTO GIOTTO È in assoluto il più grande artista del 1300, e in generale è uno dei massimi artisti della cultura occidentale. endobj L’opera costituisce una delle conferme più concrete e clamorose della paternità giottesca degli affreschi della Leggenda francescana ad Assisi: le tre scene della predella sono puntuali reinterpretazioni di quelle di analogo soggetto colà affrescate, con alcune significative varianti. Giotto con la sua pittura ha portato ad una grande rivoluzione nell'arte figurativa, diventando il modello d'ispirazione per gli artisti del Rinascimento. 20 M. Boskovits, Il Crocifisso di Giotto, cit. A questo periodo dovrebbe risalire anche la tavola con Sant’Antonio da Padova (cat. In termini molto sintetici, si puà dire che egli riscopre il realismo in pittura, parallelamente al suo contemporaneo Dante nel campo della letteratura. 34 Per il Polittico Baroncelli e la cuspide del Museum of Art di San Diego, si vedano: G. Corso, cat. Bellissima la profondità dello spazio restituita dall’impeccabile e plausibile collocazione dei dolenti e dei soldati quasi esclusivamente sullo sfondo dorato30. Settanta studiosi italiani, a cura di C. Acidini Luchinat, L. Bellosi, M. Boskovits, P.P. Bilancio critico, cit. Se questa ipotesi dovesse essere confermata, Giotto si rivelerebbe – in maniera perfettamente ammissibile per un artista del suo calibro – anche in possesso di una sensibilità da straordinario miniatore. 60-66). 27 Per il dittico e la bibliografia relativa, cfr. alla nota 1, I, pp. Giotto e Duccio sono stati due giganti della pittura del Trecento e dell’arte di tutti i tempi. Tuttavia, per la vivacità del Bambino e per il panneggio ‘moderno’ di gusto assisiate in cui egli è avvolto, non appare convincente negare la completa autografia cimabuesca del dipinto, che resta ancora oggi per noi la classificazione critica più realistica. alla nota 29, pp. 35 Per le Storie dell’Apocalisse di Stoccarda, cfr. All’interno del ciclo non sono rari i brani pittorici di altissima qualità: tra gli altri, l’indimenticabile busto di Lazzaro (cat. 77 a-c) posta al piano superiore. Gli affreschi ritrovati, Milano 2004; l’insostenibile attribuzione a Giotto si deve a F. Flores d’Arcais, La Cappella degli Scrovegni, in Giotto e il Trecento, cit. Capolavoro di assoluto prestigio, dipinto su due facce ed eseguito per l’altare maggiore della vecchia basilica di San Pietro in Vaticano, è attestato come opera di Giotto nel necrologio del cardinale Jacopo Stefaneschi (Roma, 1261 circa - Avignone, 1341), che glielo aveva commissionato. Giotto è certamente tra i più grandi pittori italiani, oltre che ad essere un famoso architetto. Persino la datazione di questo complesso è del tutto ipotetica e in ogni caso fondata soltanto sull’analisi dei dati dello stile. Gli studiosi non hanno mancato di suggerire, anche in questa impresa di dimensioni relativamente ridotte, l’intervento di più di un collaboratore, in particolare Taddeo Gaddi e Maso di Banco. 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